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GELATIERI

 

 

 

Già richiesti all'Ue i marchi di qualità per gelato e cioccolato Contro i 'mostri' alimentari europei Confartigianato promuove la campagna per i prodotti artigiani 'Doc'

Contro i 'mostri' alimentari che calano dall'Europa, contro gli attacchi ai sapori e alla tradizione italiana, Confartigianato promuove una campagna di tutela e valorizzazione dei prodotti artigiani Doc. Ad iniziare dal gelato, per il quale ha presentato all'Unione Europea una richiesta di attestazione di specificità del prodotto, basata su un 'disciplinare' che codifica il processo tradizionale di produzione e l'utilizzo di ingredienti selezionati per ottenere il marchio di specialità tradizionale garantita. Confartigianato ha già richiesto il marchio di qualità anche per difendere il cioccolato tradizionale e solleciterà marchi Dop e Igp per l'olio d'oliva e per il miele.
L'iniziativa è stata lanciata dal Segretario Generale di Confartigianato Francesco Giacomin nell'ambito della manifestazione "Arti, sapori e tradizioni" svoltasi nel mese di Aprile u. s. presso la Fiera di Roma ed è finalizzata a reagire a quella che sembra essere una precisa strategia 'pilotata' dagli interessi delle multinazionali per annullare la tipicità dei prodotti artigianali, per appiattire i gusti dei consumatori, ingannandoli (come nel caso dei cibi transgenici) su ciò che mangiano, e per far scomparire un patrimonio culturale ed economico che in Italia è rappresentato da oltre 90.000 piccole imprese, di cui 61.000 sono artigiane con quasi 150.000 addetti. I sapori a rischio da tutelare sono:
- CIOCCOLATO: L'Ue consente di aggiungere, nella produzione di cioccolato, il 5% di grassi vegetali non provenienti da cacao e senza particolare denominazione. Si permette così di commercializzare prodotti di qualità inferiore con lo stesso nome di quelli qualitativamente eccellenti, operando una distorsione della concorrenza poichè i prodotti della tradizione alimentare più costosi vengono di fatto equiparati con quelli meno validi sul piano organolettico e nutrizionale.
- MIELE: Secondo una proposta di direttiva Ue potrebbe essere commercializzabile un tipo di preparazione del miele mediante aggiunta di zucchero (saccarosio). Non definisce standard di qualità né di denominazione per il miele prodotto con metodologie tradizionali. Non si potrebbe quindi identificare miele di qualità inferiore.
-OLIO D'OLIVA: Esiste una direttiva Ue secondo la quale la denominazione di origine del prodotto può riferirsi anche solo alla zona dove avviene la spremitura delle olive. La legge italiana prevede invece che la denominazione di origine territoriale deve far riferimento alla zona in cui sono realizzate tutte le fasi del processo produttivo dell'olio.

PANIFICATORI

 

Istituito un tavolo di concertazione presso il Minindustria per il settore della panificazione

L’Associazione nazionale dei panificatori sta partecipando ai lavori del tavolo di concertazione avviato presso il Minindustria per individuare ed esaminare le problematiche del settore la cui soluzione potrebbe consentire alla panificazione artigianale italiana di svilupparsi anche a tutela dei consumatori.

A tal proposito è stato elaborato insieme alla Cna Alimentare un documento che indica la necessità per il Tavolo di indirizzare i lavori tendo presente le seguenti questioni:

v    difesa della qualità del prodotto

v    formazione

v    informazione (cultura del buon pane italiano)

v    analisi dei costi energetici legati alla produzione dei beni di largo consumo

IL documento si articola intorno a quei temi particolarmente “caldi” che necessitano di un prioritario intervento finalizzato a migliorare le prospettive del settore garantendo nel contempo una crescita qualitativa dell’offerta.

DOCUMENTO ANP- CONFARTIGIANATO – CNA ALIMENTARE  

Legge 1002 e accesso alla professione

La legge 1002  deve essere abrogata perche’

1)     E’ superata dall’evoluzione del mercato e della societa’

2)     Si e’ di fatto trasformata in una barriera di ingresso e un limite allo sviluppo, solo per i piccoli panificatori e i panificatori che operano a livello locale

3)     Ormai, solo l’attivita’ di panificazione ha mantenuto un sistema di autorizzazione amministrativa per l'esercizio del mestiere

4)     Aveva una sua ragione fino a che il prezzo del pane era prima calmierato e poi    amministrato. Oggi a fronte della liberalizzazione non ha più ragione di esistere     

In presenza della abrogazione della 1002 si propone di approfondire eventuali

forme di beneficio fiscale ai panificatori gia’ presenti sul mercato, che cessano l’attivita’ e non possono piu’ contare sul “valore di mercato” della licenza di panificazione.

Accesso alla professione

Le norme specifiche di settore (legge 580/67 e dpr 502/98), quelle relative al comparto alimentare (legge 283/62, dpr 327/80 decreto leg.vo 155/97, decreto le.vo 109/92 e seguenti) e le numerose altre leggi e regolamentazioni civilistiche, fiscali e per la sicurezza, costituiscono già un livello di requisiti e competenze per chi intenda entrare nel mercato.

La professionalita’, la si acquisisce sul campo, tramite una costante attenzione al consumatore, con il continuo aggiornamento delle tecniche di produzione, con la massima cura nella scelta di materie prime di qualita’.

In presenza della abrogazione della 1002 occorre presidiare a livello regionale e territoriale il processo di qualificazione prevedendo:

150 ore (minime) di formazione alle norme igienico sanitarie imprenditoriali

in aggiunta:

-         2/3 anni in qualità di lavoro dipendente

-         1 anno in qualità di lavoro dipendente per chi già possiede un titolo di qualificazione riconosciuto regionalmente.

Legge 580 e difesa della qualita’ del pane

-         La recente modifica alla legge 580, accanto a norme condivisibili ha creato una situazione che puo’ portare ad un indebolimento delle difese qualitative del pane italiano

-         D’altra parte, e’ noto che nei diversi paesi dell’unione europea, il pane viene regolamentato nei piu’ differenti modi: e’ necessaria una legislazione europea sul pane, che stabilisca condizioni uguali per tutti i competitori e che eviti nel pane cio’ che sta avvenendo per le carni e altri prodotti in queste ultime settimane.

-         I panificatori della confartigianato e di cna alimentare parteciperanno fattivamente al tavolo di confronto, per concordare iniziative di difesa e promozione della qualita’ del pane artigianale italiano.

-         A questo proposito, la nostra linea e’ cosi’ sintetizzabile:

1)     A livello nazionale riteniamo opportuna la creazione di un marchio unico di qualita’; andranno fissate le regole fondamentali alle quali ci si deve attenere per poterne beneficiare

2)     La gestione del marchio dovra’ essere affidata a consorzi costituiti a livello provinciale, a libera adesione dei panificatori

3)     Il marchio viene rilasciato ai panificatori che osservano (assoggettandosi a periodici controlli) un disciplinare di produzione legato al pane tradizionale e tipico di ogni localita’.

Riposo settimanale

Sottolineiamo che se il panificatore è iscritto all’Albo delle imprese artigiane, significa che l’attività prevalente è quella di “artigiano”,cioè di produttore di beni.

In questo  caso la attività di vendita al consumatore è complementare, ancora  di più quella che si riferisce a beni non prodotti dal panificatore.

Tutto ciò per ribadire che in base alla legge 443 per l’artigianato non devono esistere restrizioni all’attività di produzione.

·        l’inserimento della panificazione artigianale (unica attività artigianale disciplinata da una legge sul commercio) all’interno della regolamentazione del commercio (art. 11, comma 13, legge 3/8/99 n° 265), sta creando piu’ problemi che altro:

-         il panificatore (per la vendita di alimenti di propria produzione) non puo’ godere della deroga di cui all’art. 11, comma 5, Dlgs 114/98;

-         le organizzazioni locali delle imprese di panificazione, sono escluse dai momenti di “concertazione” con i comuni

I panificatori della Confartigianato e di Cna Alimentare ritengono necessaria una gestione armonica degli orari a livello territoriale e pertanto richiedono che:

-         le associazioni artigiane della panificazione facciano parte dei tavoli locali (cat) previsti dalla l. 114/98

-         l’imprenditore possa liberamente scegliere la giornata di riposo settimanale

-         competa al sindaco trovare le soluzioni sul tema delle deroghe e dei riposi - di concerto  con le associazioni rappresentative del settore -  maggiormente rispondenti alle aspettative economiche e sociali delle realta’ territoriali  della categoria e dei consumatori.

La presenza inoltre in alcune aree di fenomeni di abusivismo impongono altresì di trovare localmente soluzioni di gestione delle aperture/chiusure delle attivita’ di panificazione in modo da prevenire e battere un fenomeno di illecita’ che dequalifica il prodotto, lede gli interessi economici della categoria dei produttori e mette e rischio la salubrita’ dei consumatori.

Lavoro notturno

Anche se la  materia non e’ di competenza diretta del Ministero dell’Industria, sollecitiamo in questa sede l’urgenza di un intervento del governo per risolvere la difficile situazione nella quale si sono venuti a trovare i panificatori artigiani, con l’entrata in vigore del dlgs n° 532 del 26/11/99.

Stante la cronica carenza di manodopera, la maggioranza delle imprese di panificazione non e’ in grado di rispettare la norma che impone il limite delle 8 ore giornaliere di lavoro per i “lavoratori notturni”.

 

Anche le possibili pattuizioni contrattuali per esempio, in ordine ad un’articolazione oraria su base plurisettimanale) non sembrano idonee a risolvere il problema.

 

In considerazione che la categoria svolge una attività economica di pregnanza sociale riteniamo necessario un intervento legislativo di modifica della L. 532/99 per l’esclusione della categoria dei panificatori/pasticceri dal campo  di applicazione della legge 532/99così come previsto per alcune categorie all’art. 1 della medesima.

Lavoro notturno apprendisti maggiorenni

La possibilità di ricorso all’apprendistato nelle aziende della panificazione è resa impossibile dal divieto per gli apprendisti di prestare la propria attività lavorativa durante le ore notturne.

L’attività produttiva della panificazione si svolge prevalentemente nelle ore notturne e quindi anche l’apprendimento può avvenire esclusivamente in tale fascia in quanto le attività esplicate dopo le 6.00 di mattina riguardano le fasi successive alla produzione.

La categoria è fortemente interessata a creare le condizioni per la formazione dei giovani creando altresì le condizioni per un ricambio generazionale che interessa fortemente i panificatori.

Si propone pertanto di prevedere – con relativa norma di legge – l’abolizione del divieto di lavoro notturno per gli apprendisti maggiorenni.  

Possesso di requisiti professionali nello svolgimento delle attività commerciali

  (L.114/98)

Il produttore alimentare, panificatore piuttosto che pasticcere, deve adempiere nell’esercizio della sua attività ad un numero considerevoli di leggi a garanzia della sicurezza igienica del prodotto e pertanto possiede competenze elevate.

Non è perciò condivisibile l’orientamento del ministero che penalizza la professionalità dell’imprenditore artigiano che voglia ampliare la vendita di prodotti alimentari.

Gli artigiani del settore si vedono così negate importanti possibilità di sviluppo sul mercato determinate dal Dl.gs 114/98.

La nostra valutazione è che l’imprenditore alimentare già possiede tutti i requisiti per svolgere l’attività di vendita dei prodotti alimentari

Vendita sottocosto

La bozza di regolamento recentemente discusso sulla vendita sottocosto, consente la vendita “sottocosto” dei prodotti freschi e deperibili in senso lato.

Il pane qualora non fosse distinto ed escluso dal gruppo dei prodotti freschi diventerebbe oggetto di campagne di vendita a prezzi inferiori ai costi di produzione non tanto perché si tratta di prodotto deperibile (il pane è in ogni caso consumato entro le 24 ore)  ma perché potrebbe essere utilizzato come prodotto di richiamo nei confronti dei consumatori.

Un ricorso non controllato alla vendita sottocosto del  pane metterebbe in difficoltà le imprese di produzione cui imporrebbero prezzi di acquisto inferiori agli stessi costi di produzione.

Si accrescerebbero infine le opportunità di una diminuzione della qualità del prodotto.   

PASTAI

 

L'associazione dei pastai di confartigianato interviene sul regolamento emanato dal governo riguardante le paste alimentari.

L''Associazione Pastai di Confartigianato nel commentare il provvedimento varato venerdì 22 gennaio u. s. dal Governo che disciplinando la produzione e la commercializzazione di paste consente l'utilizzo delle farine di grano tenero sia per i prodotti destinati all'esportazione nonché per quelli importati afferma che gli artigiani sono rimasti soli a difendere la tradizione alimentare italiana.
Il nostro Paese ha nella tipicità dei suoi prodotti un patrimonio unico che deve essere tutelatonei confronti dei "mostri" alimentari che calano dall'Europa per allontanare il rischio che gli attacchi ai sapori e alla tradizione italiana possano indebolire la tipicità della nostra produzione e modificare gli stili di consumo e di vita del nostro Paese.
Considerando che potrebbe chiamarsi con un nome consolidato nei secoli un prodotto del tutto differente occorrerebbe trovare un modo per avvertire il consumatore visto che si tratta di un surrogato, se non addirittura di un succedaneo ovvero di una volgare imitazione, consentita dalle normativa europee.
Ove non fosse possibile per il consumatore individuare facilmente sugli scaffali dei negozi italiani la pasta di grano duro con delle informazioni evidenziate riguardo il contenuto del prodotto, bisognerebbe affidarsi al suo gusto che saprebbe certamente orientarlo al riconoscimento della qualità delle nostre paste alimentari rispetto ad un indistinto prodotto che di connotazioni originarie della pasta non possiede più nulla.
In questo modo eviteremmo di dover ricorrere alla richiesta di attestazione di specificità comunitaria per la pasta italiana, del riconoscimento cioè del prodotto come specialità tradizionale garantita, così come abbiamo dovuto fare a suo tempo per tutelare il gelato artigianale e la cioccolata "pura"".
Resta ancora aperta la battaglia sostenuta da Confartigianato per consentire ai 3.200 artigiani di pasta fresca di continuare a produrre senza limitazioni di livelli di umidità.