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DAL LAGO ANGITOLA A SERRA

TURISMO  LA PROVINCIA DI VIBO VALENTIA

 

LE PERLE DEL TIRRENO

 

ITINERARIO AZZURRO E DEI DOLCI

PIZZO-BIVONA-BRIATICO-S.IRENE-PARGHELIA-ZAMBRONE-TROPEA-RICADI-JOPPOLO-NICOTERA

 

 

 

 

DA PIZZO CALABRO A NICOTERA

Uscendo dall’Autostrada A3 (SA-RC), casello di Pizzo Calabro, percorrendo la S.S. 522, a destra si ammira il mare brulicante di colori, la collina che degrada sulla spiaggia battuta dai flutti e sullo sfondo la rupe di Pizzo Calabro. Costeggiando la spiaggia si giunge a:

Pizzo

Anticamente si chiamò Napitia e il nome le fu dato da Napeto, capo di una tribù di Focesi scampati alla guerra di Troia.
Fu luogo di soggiorno di Cicerone che definì "La Seggiola" la sua spiaggia prediletta, meta di riposo di San Pietro in viaggio per Roma e posto di rifornimento di Ulisse, come riporta Plinio.
Nel 1363 i monaci Basiliani vi costruirono un grande monastero di rito greco, mentre nel XVI secolo fu sede di una nota accademia letteraria denominata "intriganti". E' una cittadina di 9.500 abitanti situata al centro del Golfo di Sant'Eufemia, con spiagge incantevoli, costa frastagliata e clima mediterraneo mite e salubre.

Stazione balneare rinomata, in estate ospita migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo.
Il centro storico è un vero e proprio museo all'aperto ricco di portali in granito, di maschere atropaiche e di battiporta in ferro battuto.

Camminando per le vie del centro si prova una sensazione particolare per via di una miriade di vicoletti che si intrecciano armoniosamente per tutto il paese costituendo quasi un vero e proprio labirinto.
E prima o poi si arriva ad una chiesa..... e le numerose chiese di Pizzo costituiscono un notevole patrimonio artistico culturale per le decorazioni, per le statue, le pitture e le bellezze artistiche che in esse si possono ammirare. Questo dedalo di vie e viuzze confluisce in Piazza della Repubblica, il cuore di Pizzo, un vero e proprio salotto sul mare affollato giorno e notte e rallegrato dai variopinti tavolini dei suoi bar famosissimi per la qualità e la varietà dei suoi gelati.
Pizzo, oltre che per la particolare bellezza del sito, è rinomata per i suoi ristoranti con menù di pesce a base locale, per la prelibatezza dei gelati di produzione rigorosamente artigianale, per la pesca e la lavorazione del tonno sott'olio, per la lavorazione della famosa uva zibibbo, nonché per la coltivazione delle fragole.
Castello Angioino-Aragonese (XIV sec.): costruito come fortezza a difesa costiera contro le incursioni saracene, fu subito usato anche come carcere. Nelle sue prigioni vi furono rinchiusi personaggi storici famosi.

Ricordiamo: Tommaso Campanella (1599); Giuseppe Balsamo, Conte di Cagliostro (1768); Giocchino Murat, re di Napoli e cognato di Napoleone Bonaparte; Pasquale Galluppi, famoso filosofo di Tropea; Ricciotti Garibaldi figlio di Anita e dell'eroe dei due mondi (1870).

Il castello è monumento nazionale per via di un avvenimento storico che si perpetrò nel suo stretto vaglio. Il 13 ottobre 1815, Giocchino Murat, Re di Napoli, Venne fucilato perché colpevole di avere tentato di destabilizzare il Regno delle Due Sicilie cercando di far sollevare la popolazione di Pizzo contro Ferdinando IV di Borbone.
Chiesa di San Giorgio (monumento nazionale): il frontale barocco è arricchito da un fastigioso portale in marmo bianco del '600 (classificato al dodicesimo posto nell'inventario delle opere d'arte in Calabria) opera dello scultore Fontana. All'interno si ammirano dipinti di Foggia, Paparo, Aloi e Grillo ed opere scultoree di Bernini, Canale, Gagini, Berrettaro ed un pregevole crocifisso in legno del XV secolo. Nella chiesa di San Giorgio è sepolto Giocchino Murat, Re di Napoli, ed Antonio Anile poeta, scienziato e anatomista.
Chiesetta del Purgatorio e di Maria SS. delle Grazie: la caratteristica di queste due chiese è che sorgono in un'unica costruzione (e una sola facciata) meglio conosciute come "Chiesa dei Morti" poiché in essa il 2 novembre si commemoravano i defunti, prima che venisse imposta la legge istitutiva dei cimiteri. La facciata è movimentata da tre opere in terracotta policroma stile Della Robbia, creati dall'artista locale G. Curatolo.
La chiesa di S. Maria delle Grazie oltre ad interessanti opere d'arte dei valenti pittori locali Aloi, Grillo e Zimatore, presenta nella sacrestia un'interessante fossa di tumulazione (con tombe a scolo) dei PP. Pasqualini risalente all'anno di fondazione della Chiesa.

La Chiesa del Purgatorio fondata nel 1651 contiene un notevole campionario di opere d'arte di valenti pittori locali oltre ad una serie pregevole di statue in legno.
Chiesetta di Piedigrotta: interamente scavata nel tufo rappresenta la massima espressione dell'arte popolare in Calabria. Le statue, distribuite in piccole grotte molto suggestive riproducono scene delle sacre scritture e sono state erette verso la fine dell'800 dagli artisti locali Angelo e Alfonso Barone usando lo stesso tufo che è parte integrante della roccia.

Museo del Mare: si ammirano migliaia di conchiglie di ogni specie e grandezza, madrepore, pesci di ogni genere, spugne, crostacei, scheletri di alcuni cetacei, clipeaster, e attrezzi da pesca dell'antica Marineria Pizzitana.

CENNI STORICI E CULTURALI

La ridente cittadina si adagia sopra uno sperone proteso sul mare dal quale i suoi abitanti traevano, ed alcuni ancora traggono, i mezzi per il sostentamento. Il monumento che apporta notorietà è il castello aragonese, meglio conosciuto come "castello Murat", perché in esso il cognato di Napoleone fu tenuto prigioniero e fucilato il 13 ottobre 1815.
La chiesa arcipretale, intitolata a San Giorgio martire, nel 1576 fu la prima della diocesi di Mileto ad essere elevata alla dignità di collegiata. Si conservano alcune statue marmoree appartenute al distrutto convento francescano, ed il ligneo crocefisso detto "il Padre della Rocca" perché proveniente da Rocca Angitola che era stata abbandonata dagli abitanti nel 1772. Statue processionali sono conservate nella chiesa di San Sebastiano, sede dell'arciconfraternita del Santissimo Nome di Maria.
Le chiese della Madonna della Grazia, che ospita l'omonima confraternita, e quella comunicante del Purgatorio si mostrano con sola facciata.
Non molto distante dalla spiaggia è la Chiesetta di Piedigrotta, scavata nel tufo come gli altari e le statue che la ornano.
Suggestivi sono i riti pasquali, organizzati ed animati dall'arciconfraternita del S.mo Nome di Maria.

 

La Piazzetta della Repubblica, luogo di ritrovo e di passeggio fino a tarda notte, offre un suggestivo colpo d’occhio fino alle Isole Eolie e sul golfo di S.Eufemia, qui si possono degustare gelati artigianali di ottima qualità (i famosi Tartufi ).

 

Castello Murat                                                                             PIZZO                                                        Piedigrotta

 

 

Le botteghe da visitare:

o       Fanfulla Rosa (produzione di conserve, tonno, peperoncino, ecc. via provinciale per Vibo Marina s.s.522);

o       Gelateria Enrico (produzione di gelati tipici), via Marinella-Loc.Prangi;  

      Gelateria Sublime (produzione tipiche),via Lungomare Cristoforo Colombo- Pizzo Marina;

o       Pasticceria Toscano Salvatore( dolci tipici) via Musolino,22;

Percorsi soltanto 5 Km di strada che costeggia il mare,si giunge a Vibo Marina, località industriale, con il porto più grande della Calabria dopo Gioia Tauro,dotato di un'ottimo porto turistico. Proseguendo lungo la litoranea (S.S.522) oltrepassata Bivona di un Km, vi sono i resti di un antico Castello Angioino (1250).

  

 

 

     BIVONA                  BRIATICO                 PARGHELIA                 ZAMBRONE                 TROPEA                     JOPPOLO

   (il castello)                (rocchetta)                (la pizzuta)                (spiaggia)                  (panorama)              (torre di guardia)           

 

 

Tropea

E' la capitale di tutto il Capo Vaticano, una vera e propria regione geografica di incomparabile bellezza. Insieme con Gerace, Tropea costituisce il centro storico più interessante della parte meridionale della Calabria. Si giunge a Tropea provenendo da Vibo Marina, da Nord, da Nicotera, da Sud, o da Est, da Vibo Valentia.
In questo paese si avverte la presenza del turismo di ampio respiro, le strade sono linde, trionfa il barocco dei palazzi Le origini di Tropea sono sconosciute. Si sviluppò con i normanni e ancor più con gli aragonesi. Attivissimo centro marinaro, tenne rapporti commerciali con tutti i paesi del Mediterraneo disponendo di una sua flotta.

 

Al visitatore si può consigliare la visita della cattedrale. Il tempio risale agli anni 1000-1100, ed è dedicato alla patrona, La Madonna di Romania, all'interno vi sono opere d'arte risalenti ai sec. XIV-XVI. Presso la chiesa di S. Francesco di Assisi si può visitare una bella cappella gotica e il portale dell'Oratorio di S. Domenico. Suggestiva è anche la chiesa di S. Maria dell'Isola che sorge su di una penisoletta ai piedi della città, visibile dalle balconate del belvedere; non di meno importanza sono le altre chiese.

 

Sorge sopra uno sperone, detto "la rupe" di natura calcarea.
Sede vescovile già nel VI secolo, la trinavata cattedrale normanna è una delle poche chiese di quel periodo esistenti in Calabria. L'interno, riportato alle forme originali negli anni 1926-1930, è ricco di opere marmoree: i sepolcri della famiglia Galluppi (uno del 159 e l'altro del 1651) e dei Cazetta del 1530, le statu della Madonna del popolo (fra Giovannangelo Montorsoli, 1555) e della Madonna della libertà del primo quarto del '600, e la Natività del messinese Pietro Barbalonga dell'anno 1600. L'icona (bizantina?) della Madonna della Romania, protettrice della città e della diocesi, è collocata nell'abside dietro l'altare maggiore. In una cappella laterale è posto un Crocefisso nero, scultura lignea di probabile fattura quattrocentesca. Sotto il portico con archi a sesto acuto, a lato della cattedrale, sono collocate le statue marmoree dei santi Pietro e Paolo (se. XIII), della Madonna della Grazia (sec. XVI), dei santi Francesco d'Assisi e Chiara (sec. XVII).

 

La chiesa dei francescani conventuali, nota col titolo di San Demetrio per il trasferimento di quella parrocchia alla fine del '700, è ornata dagli artistici stucchi del nicoterese Santo Solano che li realizzò nel 1759 per il compenso di duecentoventi ducati della moneta allora circolante. La comunicante cappella di Santa Margherita avrebbe origini medioevali.

Da visitare: Chiesa Cattedrale, Chiesa S. Demetrio, Chiesa S. Annunziata, Chiesa della Michelizia, Cappella del Monte di Pietà, Chiesa di S. Maria della Sanità, Chiesa del Gesù, Chiesa di S. Giacomo, Chiesa di S. Maria dell'Isola.

 

Oltre al turismo, di una certa importanza è l'agricoltura, celebrate per dolcezza e fragranza sono la cipolla e la lattuga gigante di Tropea. Di ottima qualità sono le produzioni di ulive, uva e di agrumi. La pesca vi è praticata con buoni risultati, in passato era sviluppata la raccolta del corallo.
Spiagge: del Convento, del Vescovado, dell'Isola Bella, di S. Leonardo.

 

La chiesa dell'Annunziata, appartenente al convento dei francescani osservanti, oltre al cinquecentesco gruppo marmoreo dell'Annunciazione sopra l'altare maggiore presenta il soffitto ligneo dipinto dal napoletano Andrea Gigante abitante in Monteleone nel 1641 per cento ducati.
Ricca di opere marmoree e pittoriche, ed anche di stucchi, è la chiesa dei gesuiti passata successivamente ai liguorini che ancora l'officiano.

 

Immersa nel verde di un folto aranceto è la chiesa della Michelizia, che si tramanda essere stata costruita per il voto di un ricco mercante di nome Michele Milizia scampato ad una tempesta che nella notte di un 5 agosto di fine '500 minacciava di travolgerlo nel mare di fronte Tropea. Nell'interno si ammirano un settecentesco altare ligneo intagliato e due tele, una raffigurante Sant'Antonio di ignoto seicentesco e l'altra con la crocifissione dipinta nel 1719 dal pittore locale Giuseppe Grimaldi.

 

Sopra uno scoglio circondato dal mare è costruita la chiesa-santuario di Santa Maria dell'Isola. La documentazione della dipendenza dal monastero benedettino di Montecassino, tuttora in vigore, risale all'anno 1066.  La facciata è stata ricostruita in stile litotomico dopo il crollo provocato dal terremoto dell'8 settembre 1905. La chiesa è meta di pellegrinaggi in occasione delle solennità mariane del 15 agosto e dell'8 settembre.
Sulle strette e tortuose strade del centro prospettano gli artistici portali dei palazzi nobiliari sei-settecenteschi, dietro i quali non di rado si intravedono caratteristici cortili.

 

           ZAMBRONE                                              NICOTERA                                  CAPO VATICANO